La caduta di Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente (1453), nelle mani dei Turchi Ottomani, e la progressiva espansione che li portò a impadronirsi di stazioni commerciali tradizionalmente in mano a paesi occidentali, diede una forte spinta alla ricerca di percorsi alternativi a quelli tradizionali. Per stabilire rapporti diretti con i mercati dei paesi ricchi di oro, spezie, gemme, ed eliminare i molteplici passaggi intermediari che gravavano pesantemente sul costo delle merci, dal momento che non si poteva più andare in Oriente per via di terra occorreva quindi giungervi per mare, praticando ipoteticamente due vie, verso occidente o verso oriente, entrambe ignote rispetto alle conoscenze geografiche del tempo.

I primi a entrare in azione furono i Portoghesi, che promossero varie esplorazioni in cui si mescolavano spirito di crociata, curiosità geografica e intraprendenza economica. Costeggiando l'Africa verso sud non solo ottennero il monopolio sui commerci, ma presero possesso dei territori, ritenuti occupabili da parte di chi li avesse scoperti, dal momento che ai “pagani selvaggi” locali non veniva riconosciuta alcuna autorità. Due bolle papali (1452 e 1454) concessero alla corona portoghese la sovranità su tutte le terre e le acque che i suoi sudditi avevano o avrebbero scoperto in zone ancora inesplorate, a patto di convertire gli abitanti che, in caso di opposizione al dominio portoghese, all’evangelizzazione o alle relazioni commerciali, avrebbero potuto essere sottomessi e ridotti in schiavitù. I Portoghesi ricevettero così un vero e proprio monopolio sull’espansione nell’Atlantico a sud del Marocco: le loro continue esplorazioni miravano a girare intorno all’Africa per arrivare a trovare un passaggio verso le Indie, reso più verosimile dalla prima circumnavigazione dell’estremità meridionale dell’Africa compiuta da Bartolomeo Dìas (1487-1488).

Da quel momento, sulla spinta di un’agguerrita concorrenza, iniziò una fase di forte accelerazione dei viaggi di esplorazione. Nel 1492 la Spagna volle dare un segno straordinario: la dimostrazione che la via occidentale per le Indie era percorribile. Cristoforo Colombo, a cui i re cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia avevano affidato una lettera per il Gran Khan, era approdato su terre che, stando alle sue cognizioni, non potevano appartenere che all’estremità orientale delle Indie.

Gli Spagnoli convinti di essere giunti fino alle Indie misero in moto un’intensa attività diplomatica per garantirsi l’esclusiva sui nuovi territori esplorati e per dividersi quanto ancora si poteva scoprire.

Con le bolle Inter Caetera e Dudum siquidem il papa Alessandro VI (come scrive Colombo nel Memoriale della Mejorada del luglio 1497) «donò e concesse ai sopraddetti Re e Regina [della Spagna], nell’anno 1493, tutte le isole e terra ferma che si stendono a Ponente, da una linea che egli fece tracciare cento leghe oltre le isole delle Azzorre e di quelle del Cabo Verde, rotta a Ponente in direzione dell’India, o a qualsiasi altro approdo fossero diretti fin dove avesse possedimenti principe cristiano da prima del detto anno 1493». Veniva così stabilita la linea di demarcazione (la raya) fra la zona di espansione portoghese e quella spagnola.

I Portoghesi espressero delle rimostranze nei confronti della decisione del papa spagnolo (Alessandro VI era al secolo Rodrigo de Borja y Doms, ritenuta troppo favorevole ai suoi compatrioti; pertanto si resero necessarie nuove trattative. Il 7 giugno 1494 a Tordesillas (Vecchia Castiglia) si giunse alla firma del compromesso diplomatico che era stato raggiunto: la linea di demarcazione venne spostata a 370 leghe a occidente delle isole di Capo Verde, mentre cadeva il divieto per gli Spagnoli di procedere a sud del parallelo delle Canarie. Colombo poté continuare a cercare anche al di sotto di quel parallelo la via per penetrare nell’Oceano Indiano, mentre i Portoghesi poterono proseguire nella loro graduale circumnavigazione dell’Africa allo stesso scopo di arrivare nelle Indie.

Spagna e Portogallo si spartirono così l’orbis habitabilis (terra abitata), ma fecero ratificare il loro accordo dal papa, rappresentante di un potere allora riconosciuto come universale, presentandogli le azioni che andavano intraprendendo come motivate non tanto da interessi commerciali, quanto dalla lodevole missione di diffusione della fede e di conversione dei pagani, che legittimava il diritto di assoggettare con la forza i renitenti.